Quarta domenica del Tempo ordinario

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Nel Vangelo di oggi, Gesù, con la sua capacità di penetrare le menti e i cuori, capisce subito che cosa pensano i suoi
compaesani. Essi ritengono che, essendo Lui uno di loro, debba dimostrare la sua strana “pretesa” di essere il Messia facendo dei miracoli lì, a Nazaret, come ha fatto nei paesi vicini. Ma Gesù non vuole e non può accettare questa logica, perché non corrisponde al piano di Dio: Dio vuole la fede, loro vogliono i miracoli, i segni; Dio vuole salvare tutti, e loro vogliono un Messia a proprio vantaggio. Gesù li invita ad aprirsi all’opera di Dio.
Di fronte a questo invito ad aprire i loro cuori alla gratuità e alla universalità della salvezza, i cittadini di Nazaret si ribellano, e addirittura assumono un atteggiamento aggressivo, che degenera al punto che si alzarono e lo cacciarono fuori della città.
Questo Vangelo ci mostra che il ministero pubblico di Gesù comincia con un rifiuto e con una minaccia di morte, paradossalmente proprio da parte dei suoi concittadini. Gesù, nel vivere la missione affidatagli dal Padre, sa bene che deve affrontare la fatica, il rifiuto, la persecuzione e la sconfitta. Un prezzo che, ieri come oggi, la profezia autentica è chiamata a pagare. Il duro rifiuto, però, non scoraggia Gesù, né arresta il cammino e la fecondità della sua azione profetica. Egli va avanti per la sua strada, confidando nell’amore del Padre.

Papa Francesco