Hashtag vescovile

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Della lettera del vescovo la prima cosa che mi colpisce è il titolo, e il modo in cui è scritto, che riprende la forma dei messaggi sui social: #noirestiamovulnerabili. Si chiama hashtag (lo dico per chi, come me, non usa Facebook, twitter e compagnia bella).
È una costatazione, ma anche, voglio pensare, un programma.
L’ho associato, per contrasto, a una pubblicità che sento alla radio di una qualche vettura: l’imbonitore si rivolge al cliente a bassa voce, per non essere sentito, mentre parla di limitazioni e di prudenza, dalle sue vetture che mordono il freno, tutte smaniose di tornare all’avventura per mostrare la loro potenza…
Pubblicità intelligente e centrata, perché richiama in modo pittoresco un atteggiamento: quello di chi desidera cancellare l’esperienza di questi mesi, per tornare a vivere come prima, anzi più di prima.
Un atteggiamento opposto a quello di chi confessa “che restiamo vulnerabili”.
Può piacere o non piacere, ma questo è un messaggio di una spiritualità profonda, di una umiltà evangelica che non ripudia la debolezza, ma la accetta come parte integrante dell’essere umano, da affrontare e da superare, se possibile, con serenità, senza vergogna, in se stessi e soprattutto nel prossimo. Non sono perfetto, e questa dovrebbe essere una consapevolezza che mi aiuta a voler più bene alla gente e alle sue debolezze.
Un caro saluto.

don Gianni.