Quando cola la retorica…

Scarica il bollettino Insieme del 18 luglio

Il Vangelo avrà pure tutti i difetti del mondo, a detta di chi non ci crede, ma bisogna riconoscergli una qualità: non si presta alla retorica.
Magari noi preti riusciamo a fare retorica anche sul vangelo, ma non è facile. Perfino agli apostoli Gesù tira le orecchie ogni volta che si “gonfiano” un po’. Basta guardare Pietro col “vade retro satana” o Giovanni, quando pretende di avere il monopolio dei miracoli, o Giacomo, quando vorrebbe far cadere il fuoco dal cielo su chi non la pensa come lui…
Se uno tende allo spiritualismo, il vangelo lo richiama alla carità pratica; se uno si vanta del fare, il vangelo lo richiama a considerarsi un servo inutile…
Guardare al vangelo e cercare di pensare secondo la sua mentalità mi sembra il metodo più sicuro per non lasciarsi abbagliare dai vari trionfalismi che nascono (con una certa frequenza), vivono (poco) e si spengono (presto) fra di noi.
Da quello sportivo “siamo i campioni, quindi siamo i migliori”, a quello social “ho tantissimi followers, quindi sono il migliore” e via dicendo.
E il senso delle proporzioni?
Un caro saluto.

don Gianni.

Eccellere: è un nuovo obbligo?

Scarica il bollettino Insieme del 11 luglio

Leggo le notizie riportate dalla stampa in questi giorni, leggo i commenti ai fatti salienti e mi colpisce un verbo ricorrente: eccellere.
Mi pare di avvertire, ma forse mi sbaglio, un bisogno immotivato di primeggiare, di essere riconosciuti i primi, i migliori.
Mi sembra diverso dall’impegno a fare bene il proprio lavoro. Mi sembra diverso anche dal bisogno di essere apprezzati.
Voglio dire: è giusto desiderare di sentirsi dire: “sei bravo, stai facendo un buon lavoro”. Diverso è il desiderio di sentirsi dire “sei più bravo degli altri, stai facendo meglio di loro…”
Questo bisogno di competizione lo capisco (più o meno) nello sport; ma trasformare tutta la vita in competizione è frustrante e pericoloso. Soprattutto quando per eccellere non si guarda tanto per il sottile ai mezzi. Sarà per questo che tendiamo ad essere nevrotici?
Forse ha ragione il salmista, quando dice: “mi corico tranquillo e subito mi addormento: tu solo, Signore, mi metti in pace”.
Un caro saluto.

don Gianni.

Ricucire

Scarica il bollettino Insieme del 4 luglio

“È venuta meno l’acqua buona della fiducia, abbiamo respirato l’aria pesante della reciproca diffidenza. Ora è tempo di ricucire.”
Sono un paio di frasi della lettera del vescovo, che ci propone una riflessione su questo tempo di post (speriamo)-pandemia. È tempo di ricucire, dice, segno che evidentemente c’è qualche strappo nella nostra società, nella nostra chiesa.
Ricucire: questo verbo è sparito dal nostro vocabolario pratico. I vestiti, oggi, non si ricuciono più… anzi, si strappano, se la moda lo richiede.
Forse abbiamo un po’ perso la capacità di ricucire anche gli strappi umani, facendo con le relazioni che si sfilacciano, quello che facciamo con i vestiti rotti: li buttiamo via. E invece siamo invitati a ricucire; la cucitura probabilmente non sarà perfetta, sulla pelle gratterà un poco, ma non possiamo pretendere di non avere mai a che fare con la ruvidezza.
Le toppe sugli strappi delle nostre relazioni ci ricordano che non possiamo, e non dobbiamo, vestire sempre e solo “firmato”.
E che anche la gente semplice, ruvida, ferita, è buona gente.
Un caro saluto.

don Gianni.

Obolo di San Pietro

Scarica il bollettino Insieme del 27 giugno

“Sì, sì, di papa Francesco mi fido, ma siamo poi sicuri che le offerte arrivano proprio a lui? E non finiscono invece in mano (anzi in tasca) a qualche prelato affarista e imbroglione? È già successo altre volte, basta pensare a…”.
E qui, di riferimenti negativi ce ne sono, purtroppo, a bizzeffe, e se qualcuno non li ricordasse, basta prendere un giornale di qualche giorno fa…
È vero, la prudenza (la diffidenza?) non è mai sprecata.
Eppure, se i credenti continuano ad essere solidali e donano alla chiesa, vuol dire che un po’ di fiducia è rimasta.
Evidentemente non basta dire che l’importante è la generosità: quella è fondamentale, ma non va disgiunta dalla ricerca, per quanto è possibile, di “andare sul sicuro” per quanto riguarda la destinazione delle nostre offerte.
La diocesi e le parrocchie cercano di essere più trasparenti possibile, pubblicando bilanci e rendiconti; i gruppi caritas agiscono con oculatezza, evitando di dare aiuti alla cieca, scontentando talvolta qualcuno che li vorrebbe più “tipo bancomat”.
È un discorso, questo, della solidarietà, che trova terreno sensibile anche in questa nostra società che appare, in superficie, solo egoista.
Meno male. C’è dell’oro che non luccica, ma che è prezioso e impreziosisce.
Un caro saluto.

don Gianni.

Prete che va e prete che viene

Scarica il bollettino Insieme del 20 giugno

E così sta volgendo al termine anche questo periodo passato con voi, comunità cristiane di Ravina e Romagnano. Non è ancora il tempo dei saluti, ma un po’ di rimpianto comincia a esserci… a dirlo ovviamente senza essere patetici.
Tempo di bilanci? Un po’ sì e un po’ no.
Un po’ sì, perché è sempre bene tirare le somme, valutare le cose fatte bene e quelle meno bene, per riparare e migliorare, se è possibile, e al limite chiedere scusa.
Un po’ no, perché anche il bilancio di un prete, come quello di chiunque abbia a che fare con altre persone (e penso in particolare ai genitori), va al di là di quello che è misurabile in termini di successo e fallimento.
Anche perché quest’ultimo anno è stato anomalo anche per la vita parrocchiale e serviranno calma e saggezza per rimettere a posto le cose che possono essere rimesse a posto e organizzare in modo nuovo le altre.
E, al di là di tutte le considerazioni, siamo sereni: cambiano i compagni di cordata, ma l’importante è che a guidarci sia sempre Lui.
Un caro saluto.

don Gianni.

Caro don Cristiano

Scarica il bollettino Insieme del 13 giugno

il vescovo ti ha mandato qui da noi per dare il dono dello Spirito Santo ai nostri adolescenti. Quest’anno è stato abbastanza speciale: l’emergenza sanitaria ci ha colti un po’ all’improvviso, ma i loro catechisti sono riusciti a trovare nuovi modi per incontrarli e interagire per continuare a conoscere Gesù. E questi ragazzi, in queste celebrazioni della Cresima, sono qui, davanti al Signore, per condividere insieme a noi, comunità di Romagnano e Ravina, non presenti fisicamente, ma spiritualmente sì, il loro desiderio di ricevere il dono dello Spirito Santo.
Noi, adulti, lo sappiamo, e lo sanno bene anche loro, che non sarà sempre facile testimoniare i valori cristiani che dovrebbero animare le nostre scelte di vita, ma la presenza di famiglie e catechisti ha anche il senso di una comunità che accompagna, sostiene e cresce insieme nell’amore che Gesù ci ha insegnato. Siamo fragili, ma confidiamo in lui, come un
bimbo che si sente protetto dall’abbraccio materno.
Affidiamo questi ragazzi alla grazia del Signore e alla forza del suo Spirito Santo. Che possano trovare in Cristo la
via, la verità e la vita.
Un grazie dal cuore.

I cristiani di Ravina e Romagnano.

Studenti dell’ENAIP, chapeau!

Scarica il bollettino Insieme del 6 giugno

Tanto di cappello agli studenti dell’Enaip. I fatti: c’è stato un episodio di bullismo in quella scuola che è finito sulla stampa, scatenando la disapprovazione che ha bollato indistintamente tutti gli studenti della scuola.
Gli studenti delle 5e hanno risposto con una lettera, rivendicando il loro impegno e dichiarando che non è giusto fare di ogni erba un fascio.
Scrivono tante cose belle, e sagge, e fra tutte ne sottolineo una che mi sembra un impegno che noi adulti dovremmo cogliere ed attuare:
“Chi oggi accoglie la nostra fragilità e il nostro lato oscuro, domani vedrà come noi sapremo accogliere quello degli altri”.
È un compito impegnativo per noi, tentati come siamo di rifiutare nei giovani, a causa di alcuni lati negativi che magari ci urtano, anche tutto il positivo che ci sta dietro.
Vorrei che tutti avessimo quella “sapienza” e quell’“intelletto” che vengono dallo Spirito Santo, e che ci rendono capaci di “leggere dentro” ed apprezzare, dietro la superficie qualche volta ruvida, tutta quella dolcezza e quella saggezza che questi studenti dimostrano di avere.
Un caro saluto.

don Gianni

Quando scappa la pazienza…

Scarica il bollettino Insieme del 29 maggio

La pazienza è uno dei frutti dello Spirito Santo, e ne parla S.Paolo nella lettera ai Galati.
Anzi: dovrei dire ‘era’, perché nella nuova traduzione che si legge in chiesa, non si chiama più pazienza, ma magnanimità.
Sarà anche una traduzione più fedele al testo greco, se lo dicono gli esperti… Boh, io preferisco pazienza, almeno si capisce cos’è. Magnanimità un po’ meno.
La pazienza è la virtù più birichina, più mobile, quella che scappa e si nasconde più volentieri. E in questi tempi di tensione, ci troviamo tutti a dover dire: ho perso la pazienza.
Con i genitori anziani, coi figli adolescenti, col coniuge testardo… qualche volta perfino con noi stessi.
Qualche volta la perdo in situazioni gravi, ma più spesso, lo confesso, per stupidaggini autogonfiate che si sgonfiano da sole quasi subito. E lasciano solo l’amarezza di aver offeso probabilmente qualcuno.
Vieni, Spirito Santo, e rendici tutti più pazienti.
Un caro saluto

don Gianni

Sogni e visioni

Scarica il bollettino Insieme del 23 maggio

Sognatore e visionario: quando si parla di qualcuno in questi termini non è proprio un bel complimento… si tratta di uno che “scorla” a dirla in buon trentino.
Non la pensa così il profeta Gioele, che parlando del dono dello Spirito Santo promesso dal Signore dice “i vostri anziani faranno sogni e i vostri giovani avranno visioni”.
A essere pessimisti sembrerebbe che viviamo in un mondo in cui gli anziani hanno rinunciato ai sogni, appiattiti su una realtà grigia e triste di rassegnazione e i giovani hanno abbandonato le visioni ideali di un mondo nuovo, di una società migliore, per accontentarsi di una prospettiva fatta di “like” e di “followers” (= avere un gran numero di gente che ti
segue sui social).
E invece lo Spirito Santo soffia ancora e ci rende capaci di avere visioni universali e sogni esaltanti. E soprattutto ci rende capaci di iniziare ad attuarli e di perseverare nell’attuarli, e se Lui vuole, anche di attuarli (ma questo non è poi così importante, no?).
E allora: vieni Spirito Santo!
Un caro saluto

don Gianni

Abbiamo riso per una cosa seria

Scarica il bollettino Insieme del 16 maggio

Prendo in prestito l’azzeccato slogan della campagna della vendita di riso che già da qualche anno facciamo anche nelle nostre comunità e che serve a finanziare progetti di sviluppo agricolo nei paesi impoveriti, e che da noi avrà luogo domenica prossima, per pensare che…
… che non solo noi ridiamo troppo spesso sulle cose serie (e non nel senso simpatico del titolo, purtroppo); ma qualche volta piangiamo o per lo meno ci preoccupiamo un po’ troppo per cose che serie non sono.
Ce ne accorgiamo facilmente negli altri, ai quali rimproveriamo delle volte di preoccuparsi per niente. Per quanto ci riguarda, invece, non siamo molto disposti a riconoscere che,
accanto a preoccupazioni fondate (la salute, il lavoro, i figli…) nutriamo anche qualche preoccupazione “aggiunta”.
Preoccupazioni aggiunte, di solito, dalle mode della società, che ci fanno sentire a disagio se non assumiamo un certo comportamento o se non seguiamo un certo modo di ragionare.
Ci fa bene, ogni tanto, guardare anche alle nostre presunte “tragedie” con un sorriso di autoironia che le riduce a semplici contrarietà di vita normale.
Un caro saluto.

don Gianni.