Scarica il bollettino insieme del 9 novembre

Cari parrocchiani,
uno dei modi con cui si rende gloria e onore a Dio è quello di consacrargli un luogo. La basilica di San Giovanni in Laterano, pur essendo stata distrutta più volte nel corso della storia, è sempre stata
ricostruita. L’ultima consacrazione risale al 1724 e da quell’anno la celebrazione liturgica che oggi viviamo è stata estesa a tutta la Chiesa.
È significativo che, in questa occasione, la liturgia proponga il brano evangelico della “purificazione del tempio” compiuta da Gesù. Nel Vangelo di Giovanni, questo gesto è accompagnato da parole misteriose: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». L’evangelista chiarisce che Gesù parlava del tempio del suo corpo. Questa, dunque, è la rivelazione centrale: la presenza di
Dio non è più legata al tempio di Gerusalemme, né a un luogo sacro fisico, ma si manifesta pienamente nel “corpo di Cristo”.
Dio è presente in ogni luogo, ma in Cristo abita in modo peculiare e pieno, e grazie alla fede pasquale possiamo riconoscere in Lui e nella sua Chiesa il tempio definitivo, il luogo di comunione, alleanza e incontro tra Dio e l’umanità.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 2 novembre

Cari parrocchiani,
la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci invita a riflettere sul destino ultimo verso cui ciascuno di noi è orientato. La morte, apparentemente, sembra rappresentare il punto finale dell’esistenza umana, una barriera insormontabile che spegne ogni speranza per l’avvenire. Ma per chi crede, non è così. San Paolo, nella Lettera ai Romani (5,5ss), ci parla di una speranza che non delude, perché fondata
sulla promessa realizzata da Cristo con la sua risurrezione. In Lui, la morte non è un abisso, ma un passaggio alla vita piena nel suo amore.
In questo giorno, ciascuno di noi porta nel cuore il ricordo di almeno una persona amata – familiari, amici – che hanno lasciato un’impronta profonda con la loro presenza, le loro azioni, i loro gesti di bene. Le tombe, le fotografie, i ricordi ne sono testimonianza viva.
Per il cristiano, commemorare i defunti – la cui fede è conosciuta solo da Dio – significa soprattutto pregare per loro. La preghiera, la partecipazione ai sacramenti e l’ascolto della Parola sono i modi più autentici per sentirli vicini.
Pregare, perché nel dialogo silenzioso con Dio, la Chiesa che cammina nel tempo si unisce alla Chiesa gloriosa del cielo per lodare insieme il Salvatore. Partecipare ai sacramenti, perché nell’Eucaristia la comunità anticipa già ora la gioia del banchetto eterno nel Regno. Ascoltare la Parola, perché in essa — sotto la sua apparente quiete — risuona l’armonia festosa del Paradiso.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 26 ottobre

Cari parrocchiani,
l’inizio della parabola presenta due atteggiamenti di preghiera ma poi finisce col presentare due modi di vivere, due mentalità: la preghiera rivela sempre come vive colui che prega.
Il fariseo non conosce la misericordia: né quella di Dio, né la propria; non la riconosce per gli altri e perciò nemmeno per se stesso. Ritiene che la vita consista nello stare sempre sotto lo sforzo del dovere, del potersi e doversi salvare da soli, indipendentemente dalla gratuità di Dio.
Il pubblicano, invece, si riconosce povero, peccatore, ma si fida dell’amore di Dio e perciò non si nasconde, scusando se stesso o accusando gli altri. Vive la sua situazione con sincerità e con sofferenza, ma anche con fiducia.
Una parabola, dunque, che proclama che la misericordia è il modo di essere e di agire di Dio e questo sia anche il fondamento della nostra fede e del nostro rapporto con gli altri.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 19 ottobre

Cari parrocchiani,
Gesù narra la parabola della vedova maltrattata e indifesa per far comprendere la necessità e nello stesso tempo la fruttuosità della preghiera. La supplica della vedova davanti al giudice ci dice che
pregare è riconoscere i propri problemi e i propri limiti senza ripiegarsi su se stessi e coinvolgere Dio con franchezza nella nostra vita, presentandogli la nostra situazione.
La preghiera spesso è difficile per due motivi: per il dubbio interiore che nasce dal silenzio di Dio e che può diventare scoraggiamento e per una diffusa mentalità che ci distrae e ci fa ritenere che sia possibile affidare alla capacità e alle scienze umane il compito di rispondere alle esigenze dell’uomo.
Oggi chiediamo al “Figlio dell’uomo” che non ci trovi scoraggiati perché Dio tarda a farsi conoscere e a intervenire a nostro favore, non ci trovi affannati a costruire da soli il presente e il futuro, ma ci trovi sempre pronti ad accoglierlo e ad annunciarlo come l’unico Salvatore.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 12 ottobre

Cari parrocchiani,
molti cristiani si lasciano affascinare dall’aspetto terapeutico che la fede può offrire, tuttavia non sono i miracoli o le guarigioni fisiche a garantire la salvezza, né a renderci autentici figli del Regno e veri discepoli di Cristo.
La salute del corpo, per quanto preziosa, non coincide con quella guarigione profonda e completa che tocca l’anima: quella trasformazione interiore che ci apre alla comunione con Dio, fatta di gratitudine e di lode. Anzi, è questa guarigione spirituale, che nasce dall’incontro con il Signore, a conduci verso la vera salvezza.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 5 ottobre

Cari parrocchiani,
alcuni identificano la fede con l’ostinazione a credere che andrà tutto bene nonostante le sofferenze della vita. Viceversa, è la fede che ci permette di accogliere anche gli avvenimenti dolorosi e ci fa agire con dedizione e coerenza, nella speranza che dalla morte possa rinascere la vita.
Infatti, è la forza della fede che ci porta a considerare il domani come l’eterna possibilità di un’alba e non un crepuscolo.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 28 settembre

Cari parrocchiani,
la parabola di questa domenica ci interpellato profondamente, soprattutto noi che viviamo immersi in una società il cui benessere è capace di rendere invisibili i poveri.
Certo, i mendicanti esistono ancora, ma spesso dubitiamo della loro reale condizione; anche le distanze che prendiamo da chi è “diverso” o “straniero” è una forma di esclusione dal “tesoro” della vita sociale.
E poi diciamocelo: la povertà ci mette a disagio, perché rappresenta – come disse Giovanni Moioli – il “sacramento del peccato del mondo”, il segno tangibile della nostra ingiustizia; anche quando vediamo nei poveri un riflesso di Cristo, spesso ci limitiamo a offrire loro qualche briciola.
Eppure, nel giorno del giudizio comprenderemo che Dio si schiera dalla parte degli ultimi. Scopriremo che le
beatitudini di Gesù erano rivolte a loro, anche se le abbiamo fatte nostre con leggerezza.
Dunque, oggi siamo chiamati a un duplice ascolto: quello del fratello bisognoso che ci sta davanti e quello delle Scritture; non possiamo separare questi due orizzonti, perché è nel vivere concretamente questa unità che si gioca il nostro destino eterno.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 21 settembre

Cari parrocchiani,
l’amministratore del racconto evangelico, licenziato per la sua disonestà, si trova di fronte a un bivio: sfruttare, in extremis, la sua posizione per ottenere gli ultimi vantaggi personali dai debitori del suo
padrone, magari chiedendo una “commissione” indebita, oppure, agire con generosità in favore di questi, sperando che tale gesto susciti gratitudine nei suoi confronti, cosa che poi fa.
Ossia, anziché lasciarsi sedurre dal guadagno immediato, preferisce confidare in una riconoscenza futura, decidendo di “investire” nella bontà di coloro che ha davanti, nella loro capacità di rispondere con il bene al bene ricevuto.
Di fatto, scommette, proprio come fa Dio con ciascuno di noi: Egli crede nella nostra capacità di ricambiare il suo amore per noi!
Come? Usando responsabilmente i beni che Egli ci ha affidato, a vantaggio di tutti.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 7 e 14 settembre

Cari parrocchiani,
Gesù, verso i suoi discepoli, usa parole forti, energiche, travolgenti, proprio come quelle degli adolescenti: l’amore che chiede sembra cozzare con la bellezza e la forza dei nostri affetti; ma il perno su cui
poggia la sua affermazione è “più di”; ed è questo “di più” a fare la differenza, perché non si tratta di una sottrazione ma di un’addizione.
Gesù non sottrae amore e non ci obbliga a scegliere tra amori, ma aggiunge un “più di”, ci chiede un “di più” [Ermes Ronchi].
Ognuno di noi sa quanto sia bello dare e ricevere amore, sappiamo quanto contino i legami familiari, ma Gesù vuole offrirci qualcosa di ancora più bello: ci garantisce che con Lui i nostri amori saranno più
vivi, più veri, più luminosi.

Buona domenica!

don Christian

Scarica il bollettino insieme del 24 e 31 agosto

Cari parrocchiani,
la “salvezza” è ciò che si oppone radicalmente alla morte e a tutto ciò che ci rende inerti, privi di vita, come un pezzo di legno. Se dipendesse da noi salvarci, nessuno ci riuscirebbe.
Solo Dio può donarci la salvezza, ed è un dono che ci viene offerto fin dal momento in cui veniamo al mondo. Sta a ciascuno di noi decidere se accoglierlo o respingerlo, proprio come possiamo scegliere liberamente se vivere da cristiani oppure no.
Una dieta non aiuta certo ad attraversare una porta stretta, soprattutto se siamo in molti a voler passare. Se ci proviamo con arroganza o con la forza finiamo per restare incastrati. Ma se ci rendiamo umili e disponibili, se ci mettiamo al servizio gli uni degli altri, allora ci si organizza e, con pazienza, si riesce a passare, come accade quando si fa la fila al casello dell’autostrada.
Lo sforzo vero consiste nell’essere generosi, nell’avere cura di chi è più fragile.

Buona “Quarta d’Agosto” e la Madonna della Cintura interceda per
tutti noi!

don Christian