Dio e le teste dure

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Le teste dure, ovviamente, siamo noi. Noi uomini, noi credenti. È curioso vedere nella Bibbia che spesso anche i credenti fedeli faticano ad affidarsi ai disegni del Signore, il quale è costretto a usare, diciamo così, le maniere dure per convincerli.
Succede con gli antichi Ebrei, al tempo dei profeti, quando c’è stato bisogno della distruzione del tempio (la casa stessa di Dio!) e della città di Gerusalemme e della deportazione a Babilonia per far compiere ai credenti di allora un salto di qualità.
Ma succede anche con i primi cristiani, al tempo degli apostoli addirittura, quando c’è stato bisogno di una persecuzione perché i fedeli cominciassero a diffondere il vangelo fuori di casa loro lasciando divani e pantofole…
Forse sta succedendo lo stesso ai nostri giorni: lo sconcerto di molti fedeli, la tiepidezza di molti adulti, l’indifferenza della quasi totalità dei giovani, la perdita di autorevolezza
dell’istituzione chiesa, potrebbero essere lo scrollone che il Signore ci dà per farci accorgere che le cose cambiano. E allora che fare? Metterci in ricerca, come ci suggerisce con insistenza papa Francesco, o rifugiarci nella nostalgia e nel rimpianto?
Un caro saluto

don Gianni.