A porte chiuse

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“Venne Gesù, a porte chiuse”, ci dice l’evangelista Giovanni. E lo ripete ben due volte, nel brano che racconta l’incredulità di Tommaso.
E mi trovo in difficoltà. Perché ho sempre pensato e predicato che Gesù non forza le porte chiuse: se uno lo rifiuta, se non ne vuole sapere, se chiude le porte della sua vita, il Signore aspetta fuori. Lui si propone, non si impone; è il Dio del “se vuoi”
più che del “tu devi!”.
E allora cosa fa qui, il prepotente?
Forse la risposta sta nel motivo per cui le porte, nel vangelo, sono chiuse: “per timore dei Giudei”. Il Signore “forza”, per così dire, le porte chiuse dalla paura, ma non quelle sbarrate dal rifiuto.
Perché la paura può essere vinta dalla consapevolezza della presenza del Signore; il rifiuto invece non può essere vinto, deve essere “convinto”.
Se la nostra indisponibilità al prossimo, se il nostro chiuderci in noi stessi, se le nostre porte chiuse lo sono a causa della paura, poco male, sembra dire Giovanni, c’è speranza.
Se invece c’è il rifiuto… beh, allora… c’è speranza lo stesso.
Un caro saluto.

don Gianni.