La parrocchia che non c’è.

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Veramente il titolo giusto sarebbe “L’isola che non c’è”: una
canzone degli anni ’80 che certamente qualcuno ricorda. Mi serve per
continuare la riflessione su quello che dice il nostro vescovo Lauro.
Nell’incontro con noi preti, sviluppando i temi dell’assemblea
diocesana, ci diceva che spesso noi credenti abbiamo in testa l’idea di
una parrocchia che non esiste più, quella legata al campanile, con tutte
le strutture, tutti i gruppi, tutte le possibilità di celebrazioni e di orari…
E anche se ci accorgiamo che la realtà è cambiata, continuiamo,
per inerzia, a riferirci a questo modello che resiste nella mentalità
comune e se ci scontriamo con qualche problema continuiamo a cercare
la soluzione secondo questo modello che, continua don Lauro, non
esiste più.
Esempio, gli orari delle messe: la messa a Ravina è scomoda?
Ruotiamo gli orari con Romagnano! Si potrebbe fare, anche se ritengo
meno complicato che la gente di Ravina vada a Romagnano e
viceversa, se gli orari sono più comodi.
O la catechesi: c’è ancora qualcuno che non digerisce il fatto che
siano genitori e nonni a fare catechesi, anziché gli “addetti specifici”.
Per fortuna le nostre comunità hanno intrapreso un cammino con
buona lena, cercando di superare la logica del campanilismo,
nonostante certe difficoltà oggettive.
Si tratta di proseguire su questo cammino, con fantasia e magari
anche con qualche (speriamo piccolo) disagio.
Un caro saluto. don Gianni.