L’insulto peggiore qual’è?

Scarica il bollettino Insieme 7 marzo

Scelta veramente difficile: troppa merce sul mercato. A me pare che “perdente” sia in buona posizione per vincere (simpatico il gioco di parole, no?). Lo sento spesso anche in
inglese “loser”!
In una società fatta per quelli che hanno successo, non c’è di peggio che essere considerati perdenti, poco interessanti, poco attraenti.
Forse è per questo che non ammettiamo di perdere.
A cominciare dai politici che commentano le elezioni, per continuare con tutte le altre categorie, per finire a noi stessi.
Eh sì. Anche a noi costa ammettere di esserci sbagliati, di aver perso. Quando non lo possiamo proprio negare, cerchiamo di salvarci dando la colpa a qualcun altro.
Forse è per questo che la messa, inizia sempre con il “confesso”.
La liturgia ci costringe a dire che sbagliamo. E non ci permette nemmeno l’attenuante di dare la colpa agli altri: no no, è per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.
Io ci vedo una grande, serena saggezza. Non vi pare?
Un caro saluto.

don Gianni

Selfie di un desiderio

Scarica il bollettino Insieme del 28 febbraio

Un “selfie” mi ha colpito, nella tragica vicenda del femminicidio di questi giorni. Un selfie che esprime serenità.
Per qualcuno, se ho capito bene, è una rappresentazione, falsa, di una realtà che non esiste, un tentativo di imbrogliare il mondo.
E se invece fosse l’immagine di un desiderio, vero, di un’armonia da raggiungere, una nostalgia espressa con un sorriso ed un abbraccio? Favorita anche da un cappello col la penna e da una maglietta. Quello che san Pietro esprime nel vangelo di oggi, quel “È bello per noi stare qui” per noi tante volte diventa un “Sarebbe bello per noi stare qui… ma purtroppo…”
Il Signore, che sa leggere la verità che si cela sotto le apparenti banalità dei nostri selfie quotidiani, a quel “ma purtroppo…” ci fa aggiungere e ci aiuta a realizzare un “ma forse vale la pena di tentare”.
Un caro saluto.

don Gianni.

E se fosse già digiuno?

Scarica il bollettino Insieme del 21 febbraio

E se quello che viviamo normalmente fosse già digiuno quaresimale gradito al Signore? Non è per schivare gli impegni o per renderci a tutti i costi bravi e immacolati a priori, per dirci che non abbiamo bisogno d’altro, tanto faccio già abbastanza…
Eppure, probabilmente, ci sono cose che viviamo quotidianamente, magari più per forza che per amore, che hanno già un valore, che sono già preziose agli occhi del Signore, e noi non lo sappiamo… come il vecchio
quadro dei nonni che tengo in soffitta e che a un certo punto si rivela un Caravaggio.
Qualche volta basta un po’ di serenità, un po’ di fiducia e di amore e le croste grigie della nostra quotidianità si rivelano opere d’arte.
Buona quaresima.

don Gianni

Tanto arrosto e poco fumo

Scarica il bollettino Insieme del 14 febbraio

Ma il proverbio non dice proprio l’opposto?!? Proprio così, il proverbio giusto “tanto fumo e poco arrosto”
fotografa una caratteristica che oggi va molto di moda, e penso che non occorra spiegarlo ulteriormente.
Ma la quaresima ribalta i termini, proponendosi come ricerca di sostanza, l’arrosto appunto, e messa da parte del resto, inutile o superfluo, il fumo.
Quale sostanza? Direi la sostanza della nostra vita, della nostra solidarietà, della nostra spiritualità, del nostro rapporto con Dio e con i fratelli.
Un richiamo che non dovremmo sentire come un’imposizione da ridurre al minimo, ma come una possibilità in più, che qualche volta può anche pesare, come un digiuno, ma che tutto sommato ci aiuta a vivere meglio, con meno pretese e più attenzione a valorizzare quello che già siamo e quello che già abbiamo.
Un po’ di cenere che ci faccia apprezzare di più la vita.
Un caro saluto.

don Gianni.

Solidarizziamoci e… donate!

Scarica il bollettino Insieme del 7 febbraio

È un po’ come l’”armiamoci e partite” di venerabile memoria. Mi piace sentire (mi piace per modo di dire) e leggere qua e là gli appelli di qualche personaggio di buona volontà che propongono ricette infallibili per superare le difficoltà dei tempi presenti.
Ricette che consistono in solidarietà coniugata al “tu, egli, voi, essi”, quasi mai all’ “io, noi”.
Ci si rivolge con grande sdegno ai politici: “rinunciate alle vostre indennità”, o (con sdegno minore) ai campioni dello sport, o ai pensionati d’oro… insomma, è sempre facile trovare qualcuno che dovrebbe rinunciare a parte delle proprie entrate per sostenere lavoratori e imprese in crisi.
Affascinante! Mi ci unisco anch’io a questa folla vociante di fans del “donate, donate, sostenete”. Affascinante e soprattutto facile e comodo.
Peccato che siamo (che cerchiamo di essere) discepoli di quel maestro che ci invita a prendere ogni giorno la nostra croce e andargli dietro. Come dire: “comincia tu a fare la tua parte, senza pretendere dagli altri”. Touché.
Un caro saluto.

don Gianni.

Complimenti!

Scarica il bollettino Insieme del 31 gennaio

Mi sono rivisto in video: da giovane ero un attore discreto (nella filodrammatica di Moena, intendiamoci!).
Adesso faccio piuttosto schifo.. Comunque il resto è eccezionale. Parlo del video preparato dal gruppo della catechesi familiare: fatto con passione e fantasia e ovviamente anche capacità tecnica.
E colgo l’occasione per un pensiero di gratitudine a tutti i catechisti e le catechiste che in questi mesi tengono duro, nonostante tutte le difficoltà; e alle famiglie che si lasciano coinvolgere, anzi si “fanno“ coinvolgere, perché la catechesi non sia solo un dovere di ordinaria amministrazione, ma diventi un’occasione di crescita di comunità e di sensibilità. E questo negli incontri in presenza, o mediante le schede o con WhatsApp o con i gomitoli di lana che saltano da una famiglia all’altra.
Mattone su mattone viene su la grande casa… dice un canto non mi ricordo più di dove.
Un grazie a noi (tutti, chi più, chi meno) che cerchiamo di costruire la casa del Signore.
Un caro saluto.

don Gianni

Ma chi me lo fa fare?!! Io!

Scarica il bollettino Insieme del 24 gennaio

Chissà se qualche volta, di fronte a qualcosa che ci pesa, ci sia mai venuto da chiederci chi ce la faccia fare?
Penso di sì. Che sia qualcosa che succede a tutti: succede ai genitori, tentati qualche volta di considerare il loro impegno, i loro insegnamenti, e il loro esempio inutile, “tanto nessuno ascolta, tanto nessuno se ne accorge…”; succede ai figli, di fronte alle fatiche della scuola, per esempio, per apprendere delle cose “che tanto poi non servono a niente…” e aggiungete voi altri esempi, ne avrete tanti sottomano.
Eppure insistiamo a fare quelle cose e cerchiamo di farle bene perché… perché il bene ci rende più belli. Più belli fuori, forse. Certamente più belli dentro.
Ed essere belli dentro, vuol dire essere più sereni, più amabili, insomma più felici e contenti.
Per questo “io” è la risposta più azzeccata alla domanda “ma chi me lo fa fare”.
Un caro saluto.

don Gianni.

È il momento della semina

Scarica il bollettino Insieme del 17 gennaio

È una frase di papa Francesco nell’intervista rilasciata poco tempo fa dal titolo “Il mondo che vorrei”.
È il momento della semina, dunque. Di seminare cosa? Di seminare vicinanza, di seminare unità, di seminare comunità (il tempo, insiste il papa, di dire “noi” e di lasciare, per un attimo, da parte l’“io”.
Forse per molti non è nemmeno il tempo delle risposte, che non sappiamo dare: è il tempo delle domande, anzi di una domanda soprattutto: “di cosa hai bisogno”?
Tutto sembra andare a rotoli: economia, compagnia, amicizia, serenità… ma se la nostra vita normale è un po’ sconvolta, forse è proprio per poter seminare qualcosa di nuovo, qualcosa di valido, qualcosa di più profondo.
Se la vicinanza fisica non è possibile, insiste il papa, dobbiamo cercare di rendere possibile quell’altra vicinanza, quella che ci fa sentire tutti fratelli e come fratelli ci aiuta a sperare, amare e anche a soffrire insieme.
Un caro saluto.

don Gianni.

Sei nato e continui a nascere

Scarica il bollettino Insieme del 10 gennaio

Abbiamo ricordato la tua nascita, Gesù, avvenuta più di duemila anni fa. Ma non possiamo dimenticare che tu continui a nascere.
Nasci nei cuori tristi, angosciati e stanchi, in chi oppresso e affaticato soccombe.
Nasci nei cuori lacerati dal dolore, contusi dal timore, sfiduciati e senza speranza. Nasci nei cuori amareggiati per la delusione, accasciati dal fallimento. Nasci in chi soffre nel corpo martoriato.
Nasci negli ospedali, Gesù, nei luoghi d’abbandono, negli ospizi, tra quanti sono soli, nei luoghi d’infamia, dove si vende veleno, si colleziona morte.
Nasci nelle carceri e nelle chiese vuote. Nasci tra chi muore di fame.
Nasci ancora, Signore, nel cuore di chi sanguina, di che è in agonia.
Nasci, Gesù, per condividere e sostenere, nasci nel cuore di chi non rinuncia e continua a vivere e nel cuore di quanti, sposati, s’arrendono.
Nasci in noi ancora e sempre, in noi che volgiamo lo sguardo al cielo, per scorgere la stella che ci conduca alla tua grotta, dando luce alla nostra notte. (da internet)
Un caro saluto.

don Gianni

Te Deum laudamus…

Scarica il bollettino Insieme del 3 gennaio

… che è finito questo 2020 sciagurato, dirà qualcuno.
Beh, sì, lo diciamo tutti che questo è stato un anno “particolare” a dir poco. Catastrofico per l’economia, soprattutto per certi settori, e difficile per noi: per ragazzi e piccoli, costretti a un isolamento innaturale, per le famiglie, toccate da malattie e lutti…
Nonostante tutto ciò, noi da credenti, cerchiamo, magari con fatica, ma cerchiamo comunque di vedere anche in quest’anno la mano del Signore che tiene la nostra mano e ci conduce per strada.
Ci aiuta, il Signore, ad affrontare queste difficoltà e superarle con costanza, con fiducia, cercando soprattutto di non lasciare che gli eventi e le situazioni rovinino la parte migliore di noi, non spengano la nostra generosità, non azzerino la nostra fiducia, non ci riducano all’individualismo più gretto e brutale.
Saper vedere la luce che ci ha accompagnato e guidato anche in questi tempi e saper dire grazie è lcura migliore, ce lo ripete anche papa Francesco, il vaccino che ci salva dalla disumanizzazione.
Non sappiamo come riprenderà la nostra vita normale dopo l’emergenza.

Sicuramente porteremo le conseguenze di una crisi economica; probabilmente qualcuno porterà un peso psicologico, soprattutto i ragazzi, con strascichi che non riusciamo ancora a prevedere.
E le nostre comunità cristiane? Sapranno riprendersi dalla lontananza forzata oppure questa epidemia significherà per alcuni la rottura di quel filo sottile che ancora li teneva uniti alla pratica religiosa, alla comunità, … a Dio?
Non lo sappiamo. Non sappiamo tante cose e lo scrutare il futuro e prevederlo è il mestiere di maghi e ciarlatani e glielo lasciamo volentieri.
A noi è sufficiente sapere che potremo sempre camminare col Signore: se anche dobbiamo attraversare la valle oscura, non temiamo alcun male. Il suo bastone e il suo vincastro sono questi il nostro conforto, la certezza che ci fa dire “buon anno”.
Buon Anno a tutti.

don Gianni.