Parrocchia? No, grazie!

scarica il bollettino Insieme del 6 ottobre

“Io, i miei affari col Signoreddio, me li sbrigo da solo”. Chissà quante volte abbiamo sentito o forse anche pensato e detto una frase simile!
È un concetto giusto, e anche doveroso, almeno in parte: c’è bisogno di un rapporto personale con il Signore e se manca questo “a tu per tu” con Dio o con Gesù, la nostra fede, alla prima contrarietà o quando vengono meno certe condizioni, va a farsi benedire (nel senso che sparisce, va su per il camino…).
Ma non basta l’“a tu per tu”. C’è bisogno anche della comunità. Almeno così appare, mi sembra, da quello che Gesù fa e dice nel vangelo: la preghiera che ci ha insegnato inizia con “Padre nostro”, non “Padre mio”.
È vero che qualche volta il vivere assieme può essere un limite perché ci sentiamo osservati, controllati e talvolta anche giudicati, è anche vero che talvolta andare d’accordo in tanti è particolarmente difficile, però queste difficoltà le dobbiamo affrontare e superare in una fraternità più profonda, non nell’isolamento.
Un caro saluto.don Gianni.

Cattivi? No, solo indifferenti.

scarica il bollettino Insieme del 29 settembre

Quand’ero piccolo, c’era una pubblicità di un purgante (la dolce Euchessina) che diceva: “Non esistono bambini cattivi, esistono solo bambini indisposti”.
Magari non è vero al 100%, ma mi è venuto in mente leggendo le cronache di questi giorni che mi fanno dire “Non esistono (tante) persone cattive: esistono persone indifferenti”.
Insomma, tante volte non è la cattiveria che ci avvelena l’esistenza, quanto l’indifferenza: spesso non siamo cattivi, siamo piuttosto superficiali e indifferenti.
Non ci accorgiamo delle sofferenze altrui e di conseguenza non ci accorgiamo che potremmo dare una mano per alleviarle, oppure concludiamo in fretta che non spetta a noi, c’è chi ci deve pensare…
Oppure siamo troppo concentrati sulle nostre cose, sui nostri progetti, forse sui nostri malanni, e non capiamo che una cura per i nostri guai potrebbe consistere nel prenderci a cuore i guai degli altri…
C’è chi aspira a una vita isolata come in una bolla di sapone.
Non dovrebbe essere il caso di noi, che ci professiamo credenti in Gesù.
Un caro saluto.

don Gianni.

Una “bella” messa

scarica il bollettino Insieme del 22 settembre

Sicuramente l’aggettivo “bello” non è il più gettonato quando si parla di messe o in genere di celebrazioni religiose; altri aggettivi la fanno da padrone: “noioso, lungo, estenuante, grigio, cupo…” e la lista potrebbe continuare (quasi) all’infinito.
Eppure non è sempre così. Certe volte, anzi spesso, sento che anche nelle nostre celebrazioni c’è qualcosa di profondamente bello, un’atmosfera di partecipazione che fa “vibrare”, almeno un po’, anche i meno interessati alle cose religiose.
Ricordo tempo fa un commento letto sul web di un tipo, che si presentava come ateo, tendente all’anticlericale, e che diceva che partecipando, per dovere, a un funerale, aveva sentito che in quella chiesa “si viveva l’amore”.
Penso che complimento migliore non possa esserci per una comunità cristiana e per la liturgia che celebra.
È certamente merito dello Spirito Santo che agisce sempre, anche quando non sembra. Ma è merito anche della comunità: di chi si dà da fare per rendere “bella” la liturgia, e di chi cerca di viverla per renderla più vera. Continuiamo a crederci e sentiremo sempre più evidente nelle nostre celebrazioni che Gesù è veramente presente in mezzo a noi.
Un caro saluto.

don Gianni.

Nella fede morirono costoro…

scarica il bollettino Insieme del 11 – 18 e 25 agosto

La Bibbia, parlando dei grandi personaggi dell’antico Testamento, dice che “costoro morirono nella fede, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano”.
Questo, in parte, vale anche per noi, ai nostri giorni: le realtà fondamentali della nostra fede, come la redenzione, i sacramenti e altre, sono beni che possediamo già, fanno già parte del nostro bagaglio spirituale.
Ma altre realtà restano anche per noi oggetto di speranza. Di speranza e di impegno. Cose come la pace nell’umanità, l’armonia fra i popoli e nelle società, la fratellanza universale, la vittoria sulla fame o sulle malattie… sono doni che attendiamo e al tempo stesso costruiamo col nostro impegno e col nostro lavoro.
E se anche talvolta abbiamo l’impressione amara che il buon mondo si stia sfaldando, non ci abbandona mai l’intima certezza che finché restiamo fedeli e attaccati al bene nel nostro piccolo, la rovina non può mai essere totale, e, magari senza rendercene conto, sentiamo di coltivare radici di rinascita.
Perché il bene è tenace… come le erbacce dell’orto.
Un caro saluto.

don Gianni.
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Il prossimo Insieme uscirà domenica 1 settembre 2019.

Il piacere di stare con gli altri

scarica il bollettino Insieme del 21, 28 luglio e 4 agosto

Nella Bibbia (anche nelle letture di questa domenica) si parla spesso di ospitalità, un atteggiamento fondamentale per i popoli antichi.
Un atteggiamento che per noi è meno scontato, probabilmente per le condizioni della nostra società, in cui un po’ di sana diffidenza bisogna pur averla se si vuol sopravvivere.
Ma mi sa che troppo spesso non è solo questione di un minimo di prudenza.
Mi sembra che stiamo perdendo il gusto di stare con gli altri in armonia. Non sembra anche a voi che sia diventato quasi di moda aggredire, almeno verbalmente, l’altro: basta leggere i commenti sui vari social: c’è una violenza che si scatena non solo sugli argomenti seri, il che sarebbe comprensibile, almeno un po’, ma anche per ogni banalità. Insomma, non si può più dire “non sono d’accordo con il tale”; bisogna dire “non sono d’accordo con quel (e qui metteteci gli insulti che potete immaginare) tale”. È proprio necessario che le persone che vogliono mantenere per sé e per il nostro ambiente un po’ di sensibilità, si oppongano a questo andazzo di inselvatichimento sociale per coltivare un po’ il piacere di buone relazioni con il prossimo. E che l’ospitalità di Abramo ci sia un po’ d’esempio.
Un caro saluto.

don Gianni.

Gocce che scavano la roccia

scarica il bollettino Insieme del 30 giugno, 7 e 14 luglio

Mi riferisco al titolo che il nostro vescovo ha dato alla lettera che annualmente, in occasione di San Vigilio, rivolge alla chiesa trentina “Come goccia”; ne sottolineo un’idea che mi ha colpito fra le altre.
Ad un certo punto parla del disagio che avvertiamo di fronte a chi pronuncia parole, ma non le pensa e non le vive.
Rimaniamo invece ammirati di fronte a persone in cui non c’è distanza fra parola e vita.
E penso un po’ alla nostra società, a questa tempesta di parole che ci investe, parole usate troppe volte come martelli per colpire e spade per ferire.
E ci accorgiamo che non deve, non può essere questo il ruolo delle parole: dovrebbero unire, aiutare a capirsi, essere mani tese ad accogliere. Non diciamo forse quando siamo in disaccordo con qualcuno: “vieni, ne dobbiamo parlare con calma”?
Se poi, da credenti, riflettiamo sul fatto che “la Parola s’è fatta carne”, ancora più ci sentiamo stimolati ad essere persone che non mettono distanza fra parola e vita e che pronunciano parole che uniscono e non parole che dividono e feriscono.
Un caro saluto.

don Gianni.
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Il prossimo Insieme uscirà domenica 21 luglio 2019.

La brocca, il mantello e altre cianfrusaglie

scarica il bollettino Insieme del 9/16 e 23 giugno

Capita talvolta nel Vangelo che qualche personaggio “lascia lì” qualche oggetto, qualche cosa di importante nella sua vita, quasi dimenticandosene, affascinato, oppure sconvolto, dall’incontro con Gesù.
Capita alla Samaritana al pozzo, che lascia lì la brocca con la quale era venuta ad attingere acqua; capita al cieco di Gerico che lascia lì il suo mantello quando Gesù lo chiama.
A dir la verità non sono cianfrusaglie. La brocca significa la riserva d’acqua per la giornata, il mantello significa riparo per la notte, difesa dal freddo… eppure l’incontro con Gesù per questa gente diventa più importante di queste cose pur importanti della vita.
E noi? Talvolta penso che anche noi credenti avremmo bisogno che lo Spirito Santo ci aiutasse a “lasciar lì” qualche cosa che consideriamo importantissimo, addirittura essenziale nella nostra vita e a farci capire che, se non sono proprio cianfrusaglie, ci vanno molto vicino.
Un caro saluto

don Gianni.
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Il prossimo Insieme uscirà domenica 30 giugno.

Senza tante storie

scarica il bollettino Insieme del 2 giugno

Abbiamo chiuso il mese di maggio con la festa della Visitazione, che ricorda il fatto di Maria che va ad assistere la cugina Elisabetta vicina al parto.
“Partì in fretta” dice il vangelo. A me piace tradurlo “partì senza fare tante storie, senza cercare tante scuse”.
E vedo in questo aiutare senza fare tante storie la realtà di tantissima gente che si vede investita da qualche urgenza inattesa e si trova ad affrontare, per amore o per forza, situazioni difficili, a prendersi sulle spalle disagi, malattie di parenti e conoscenti. E lo fa senza tante storie, appunto; magari più per forza che per amore, almeno all’inizio, ma poi, quel ‘per forza’ lo fa diventare ‘per amore’, magari anche brontolando un po’.
Perché qualche volta si può amare anche brontolando.
E si riesce a trasformare il “per amore o per forza” in “per amore e per forza”.
E questa è una bella cosa, una buona cosa.
Un caro saluto.

don Gianni.

La città dalle dodici porte

scarica il bollettino Insieme del 26 maggio

È la “nuova Gerusalemme” di cui ci parla l’evangelista Giovanni nel libro dell’Apocalisse.
Una città circondata da alte e solide mura, nelle quali si aprono dodici porte: tre per ogni punto cardinale.
Simbolo della società e simbolo anche della chiesa.
Le mura sono segno di protezione, di sicurezza, di stabilità: tutti avvertiamo il bisogno di una società che ci appoggia, che ci sostenga nel raggiungere lo scopo della nostra vita, che ci venga incontro quando ci troviamo in difficoltà.
Ma senza chiuderci in noi stessi: ecco le dodici porte, aperte in tutte le direzioni, che significano disponibilità verso l’altro, apertura mentale per comprendere situazioni di vita diverse, senza escludere nessuno.
Vale per ogni società civile, ripeto, ma vale anche per la chiesa che qualche volta è tentata (cioè noi siamo tentati) di “asserragliarsi” in armi… E infine in questa città, precisa Giovanni, non ci sono chiese.
Ahi, tutti atei? Certamente no; piuttosto tutti consapevoli che la propria vita… vive in Dio.
L’ho detto male, ma probabilmente voi lo capite meglio.
Un caro saluto.

don Gianni.

Son buonista e me ne vanto, son buonista e son contento!

scarica il bollettino Insieme del 19 Sonmaggio

Mi pare di averlo già scritto che sono tempi duri per i buonisti: adesso poi se la prende con loro anche la propaganda elettorale.
Ebbene, io mi onoro di essere fra i buonisti. Lo so che qualcuno ci ritiene responsabili del dilagare della droga, dell’impunità dei ladri e dei delinquenti, del degrado morale della nostra società e soprattutto, sottolineo soprattutto, dell’invasione degli stranieri.
Poco ci manca che non veniamo indagati per connivenza con gli scafisti ed altro ancora.
Beh, mi consola il fatto che siamo in buona compagnia, se è vero che il primo dei buonisti di oggigiorno è papa Francesco.
Il quale non è più molto di moda come anni fa: certi conduttori di salotti televisivi lo deridono facendosi beffe di lui e, purtroppo, anche qualche cattolico tira su il naso.
Ma poco importa. Penso che gli vada a pennello quell’ultima beatitudine del vangelo di Matteo, quella che dice pressappoco: beati voi quando diranno un mucchio di scemenze su di voi… state tranquilli e non agitatevi…
Un caro saluto

don Gianni (buonista)